Mistica della fattoria

di Jeanne Bémer-Sauvan | traduzione e cura di Michèle Fantoli |
illustrazioni di Emanuele Lamedica

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Pubblicato nel 1933 per le edizioni Stock, esce oggi in Italia per la prima volta. Il testo era stato valorizzato da Tullio Castellani che ne aveva diffuso la conoscenza con la rivista «Maieutica» dell’associazione Centro di Cultura Spirituale, da lui fondata, pubblicandone quattro capitoli con due brevi commenti nei numeri del 1948 e 1949.

ISBN 978-88-98918-16-4
brossura
2021 f.to 15×21 pp. 248 illustrato

25,00

Krishnamurti. Tutta una vita

Trentasette racconti, racchiusi tra un Preludio e una Conclusione, in cui l’autrice, attraverso il racconto del lavoro quotidiano in una fattoria del nord-est della Francia dei primi anni del secolo scorso, ci trasporta nel suo mondo con apparente semplicità, di modo che finiamo per trovare naturali accostamenti che sfuggono ai limiti della sola “ragione”. Lo sforzo maggiore della scrittrice consiste nel tentare di condividere con il lettore la sua percezione del senso profondo di unità che accomuna tutto l’universo, una “conoscenza” resa manifesta soprattutto nelle dimensioni della sensazione, dell’intuizione, della vibrazione interiore, e cioè in forme che tendono a sfuggire alle capacità descrittive della parola.
La traduzione, interamente condotta sul testo originale francese, offre per la prima volta i racconti di Jeanne Bémer-Sauvan al pubblico italiano, ed è accompagnata da una serie di note che aiutano il lettore a orientarsi nell’universo culturale dell’autrice.

Jeanne Bémer-Sauvan (1878-1971)

Nasce il 10 agosto 1878 a Montfaucon en Argonne (oggi Montfaucon d’Argonne), in Lorena. Ha una sorella e due fratelli. Il padre, Pierre Adrien Bémer, proprietario di una fabbrica di tegole, esercita per più di un decennio le funzioni di sindaco e di deputato regionale. Sappiamo con certezza che non ha frequentato l’università, pare quindi che la sua vastissima e poliedrica cultura sia frutto delle sue innumerevoli letture, da autodidatta enciclopedica.

Nel 1910 è a Nizza, dove firma su «La Vie mondaine à Nice. Journal du high-life» un articolo intitolato Choses d’Espagne. La Gitane e il periodico la presenta come «una giovane che occupa già un posto predominante nella nostra letteratura». Qui incontra il primo marito, Auguste Sauvan, che sposerà verosimilmente nel 1910. Non avranno figli.

Nel 1933, ormai sotto il nome di Jeanne Bémer-Sauvan, l’autrice pubblica le sue opere più note: La Mystique de la ferme e Mon âme en sabots, entrambe presso l’editore parigino Stock. Nel 1935 riceve un premio attribuito dal circolo gastronomico e letterario femminile delle «Belles Perdrix», dopo un secondo posto al Prix Minerva nel marzo 1934 e una candidatura al più famoso Prix Femina nel dicembre 1933. Sempre negli anni Trenta, sulla «Revue bleue. Revue politique et littéraire», pubblica due novelle: L’Éléphant frappé e Le Gentilhomme de verre. Nel frattempo i suoi testi vengono letti alla radio.

Nulla sappiamo della sua vita negli anni della guerra, tranne che rimane vedova nel 1944. Qualche anno dopo la morte del primo marito, si sposa per la seconda volta con Noël Feuerstein, con il quale vivrà a Troyes fino alla morte. Nel 1960, pubblica il suo ultimo romanzo, La Haute Chevauchée, che prende il nome di un famoso bosco della regione dell’Argonne e ripropone in forma più romanzata i temi delle sue opere maggiori. A partire dal 1962 firma alcuni articoli su «Le Lotus bleu», organo della Société Théosophique de France, come «Jeanne-Noël Feuerstein». Muore il 24 dicembre 1971 all’età di 93 anni.