Nutrirsi. Autunno 2021
testi di: Eihei Dōgen, Forugh Farrokhzad,
Margherita Guidacci, Lu Xun
fotografie di Luo Yongjin 罗永进
In autunno l’erba
e le piante inanimate sono secche.
Coloro che le vedono
forse che non proveranno
compassione per loro?
こころなき
草木も秋は
凋むなり
目に見たる人
愁ひざらめや
Eihei Dōgen 永平道元, Poesie, Bompiani, Firenze/Milano, 2019
Vorrei essere come l’autunno
Vorrei essere calma e noiosa come l’autunno
Le foglie dei miei sogni, una dopo l’altra, diventerebbero gialle
Il sole dei miei occhi diventerebbe freddo
Il cielo del mio cuore sarebbe pieno di dolore
Improvvisamente una tempesta di dolore colpirebbe il mio cuore
Le mie lacrime, come pioggia, dipingerebbero la mia gonna.
Wow… quanto sarebbe bello, se fossi autunno
selvaggia, passionale e colorata
Un poeta leggerebbe nei miei occhi una poesia celeste
Al mio fianco, il cuore di un amante arde
nel fuoco di un dolore nascosto
La mia melodia
come una brezza dalle ali spezzate,
spargerebbe profumo di malinconia sui cuori feriti.
Davanti a me
il volto preoccupato dell’inverno della giovinezza
Dietro di me
l’estate confusa di un amore inaspettato
E il mio cuore
era il luogo dell’angoscia, del dolore e della sfiducia
Vorrei essere come l’autunno.
کاش چون پاییز بودم
کاش چون پاییز بودم
کاش چون پاییز خاموش وملال انگیز بودم
برگهای آرزوهایم , یکایک زرد می شد,
آفتاب دیدگانم سرد می شد,
آسمان سینه ام پر درد می شد
ناگهان توفان اندوهی به جانم چنگ می زد
اشک هایم همچو باران دامنم را رنگ می زد
وه … چه زیبا بود, اگر پاییز بودم,
وحشی و پر شور ورنگ آمیز بودم,
شاعری در چشم من میخواند …شعری آسمانی
در کنارم قلب عاشق شعله می زد,
در شرار آتش دردی نهانی.
نغمه ی من …
همچو آواری نسیم پر شکسته
عطر غم می ریخت بر دلهای خسته.
پیش رویم :
چهره تلخ زمستان جوانی
پشت سر :
آشوب تابستان عشقی ناگهانی
سینه ام :
منزلگه اندوه و درد وبد گمانی.
کاش چون پاییز بودم
Forough Farokhzad فروغ فرخزاد, trad. di Soheila Javaheri
Una prosa. Autunno
[…] La terra è tornata in primo piano, dopo quell’indicibile predominio del cielo. Ora è lei la depositaria della luce, mentre l’aria gradatamente si oscura. È come se dal suolo risalisse tutta la luce assorbita nei mesi estivi: luce divenuta colore nel viola cardinalizio dell’uva, nel marrone rossastro delle zolle smosse, nell’oro e nella ruggine di cespugli e fogliami. Accanto ai colori, ed affini ai colori, gli aromi vengono prodigati senza limiti, in una ricchezza che sembra solo impaziente di esaurirsi.
Si attua la grande legge del dono: prima viene ceduto il superfluo, poi il necessario, poi tutto. Non cadono solo i frutti, cadono anche le foglie che li precedettero e li ripararono. Resterà un mondo di pure forme, di architetture senza ornamento: l’osso e la pietra capaci di resistere all’ultima prova.
Ed il seme, a cui ora si prepara il letto, conoscerà il mistero della morte, prima del mistero della nascita. […]
Margherita Guidacci, Le poesie, Le Lettere, Firenze, 1999
Foglia secca
Leggo sotto la lampada lo Yan men ji, e nel voltar pagina trovo schiacciata una foglia d’acero secca.
Questo mi ricorda il tardo autunno dell’anno scorso. Cadeva una pesante brina di notte, le foglie degli alberi erano in gran parte cadute, e un piccolo acero di fronte a casa s’era fatto rosso. Giravo intorno all’albero per esaminare il colore delle foglie, che non avevo mai guardato con tanta attenzione quando erano verdi. Non si erano fatte rosse per tutto l’albero, erano per lo più rosso pallido, e alcune portavano ancora cerchi di verde cupo sul fondo rosso. Ce n’era una con un foro di bruco, incrostato da un orlo nero, che fra le screziature rosse, gialle e verdi sembrava guardarti con occhio chiaro. Questa è una foglia malata, pensai. Allora la colsi, e la schiacciai dentro lo Yan men ji appena comperato. Forse fu con l’intenzione di preservare per un po’ di tempo quel colore variegato e splendido che stava per cadere, che non si perdesse con la massa delle altre foglie.
Ma stanotte è qui sotto i miei occhi come cera gialla, e quell’occhio non è più chiaro come l’anno scorso. Qualche anno ancora, e il colore di un tempo sarà svanito dal mio ricordo, e forse non saprò più neppure perché si trovi schiacciata in mezzo al libro. Dunque il rapporto con le screziature delle fogli malate che stanno per cadere dura un tempo brevissimo, per non parlare di quelle verdi in fiore. Guardo fuori dalla finestra, anche gli alberi che resistono meglio al freddo sono già pelati; tanto più l’acero. In autunno inoltrato forse ci saranno state foglie malate come quella dell’anno scorso, ma purtroppo quest’anno non ho avuto il tempo di godermi gli alberi d’autunno.
26 dicembre 1925
Lu Xun 鲁迅, Erbe selvatiche, Quodlibet, Macerata, 2003
In autunno l’erba
e le piante inanimate sono secche.
Coloro che le vedono
forse che non proveranno
compassione per loro?
こころなき
草木も秋は
凋むなり
目に見たる人
愁ひざらめや
Eihei Dōgen 永平道元, Poesie, Bompiani, Firenze/Milano, 2019
Vorrei essere come l’autunno
Vorrei essere calma e noiosa come l’autunno
Le foglie dei miei sogni, una dopo l’altra, diventerebbero gialle
Il sole dei miei occhi diventerebbe freddo
Il cielo del mio cuore sarebbe pieno di dolore
Improvvisamente una tempesta di dolore colpirebbe il mio cuore
Le mie lacrime, come pioggia, dipingerebbero la mia gonna.
Wow… quanto sarebbe bello, se fossi autunno
selvaggia, passionale e colorata
Un poeta leggerebbe nei miei occhi una poesia celeste
Al mio fianco, il cuore di un amante arde
nel fuoco di un dolore nascosto
La mia melodia
come una brezza dalle ali spezzate,
spargerebbe profumo di malinconia sui cuori feriti.
Davanti a me
il volto preoccupato dell’inverno della giovinezza
Dietro di me
l’estate confusa di un amore inaspettato
E il mio cuore
era il luogo dell’angoscia, del dolore e della sfiducia
Vorrei essere come l’autunno.
کاش چون پاییز بودم
کاش چون پاییز بودم
کاش چون پاییز خاموش وملال انگیز بودم
برگهای آرزوهایم , یکایک زرد می شد,
آفتاب دیدگانم سرد می شد,
آسمان سینه ام پر درد می شد
ناگهان توفان اندوهی به جانم چنگ می زد
اشک هایم همچو باران دامنم را رنگ می زد
وه … چه زیبا بود, اگر پاییز بودم,
وحشی و پر شور ورنگ آمیز بودم,
شاعری در چشم من میخواند …شعری آسمانی
در کنارم قلب عاشق شعله می زد,
در شرار آتش دردی نهانی.
نغمه ی من …
همچو آواری نسیم پر شکسته
عطر غم می ریخت بر دلهای خسته.
پیش رویم :
چهره تلخ زمستان جوانی
پشت سر :
آشوب تابستان عشقی ناگهانی
سینه ام :
منزلگه اندوه و درد وبد گمانی.
کاش چون پاییز بودم
Forough Farokhzad فروغ فرخزاد, trad. di Soheila Javaheri
Una prosa. Autunno
[…] La terra è tornata in primo piano, dopo quell’indicibile predominio del cielo. Ora è lei la depositaria della luce, mentre l’aria gradatamente si oscura. È come se dal suolo risalisse tutta la luce assorbita nei mesi estivi: luce divenuta colore nel viola cardinalizio dell’uva, nel marrone rossastro delle zolle smosse, nell’oro e nella ruggine di cespugli e fogliami. Accanto ai colori, ed affini ai colori, gli aromi vengono prodigati senza limiti, in una ricchezza che sembra solo impaziente di esaurirsi.
Si attua la grande legge del dono: prima viene ceduto il superfluo, poi il necessario, poi tutto. Non cadono solo i frutti, cadono anche le foglie che li precedettero e li ripararono. Resterà un mondo di pure forme, di architetture senza ornamento: l’osso e la pietra capaci di resistere all’ultima prova.
Ed il seme, a cui ora si prepara il letto, conoscerà il mistero della morte, prima del mistero della nascita. […]
Margherita Guidacci, Le poesie, Le Lettere, Firenze, 1999
Foglia secca
Leggo sotto la lampada lo Yan men ji, e nel voltar pagina trovo schiacciata una foglia d’acero secca.
Questo mi ricorda il tardo autunno dell’anno scorso. Cadeva una pesante brina di notte, le foglie degli alberi erano in gran parte cadute, e un piccolo acero di fronte a casa s’era fatto rosso. Giravo intorno all’albero per esaminare il colore delle foglie, che non avevo mai guardato con tanta attenzione quando erano verdi. Non si erano fatte rosse per tutto l’albero, erano per lo più rosso pallido, e alcune portavano ancora cerchi di verde cupo sul fondo rosso. Ce n’era una con un foro di bruco, incrostato da un orlo nero, che fra le screziature rosse, gialle e verdi sembrava guardarti con occhio chiaro. Questa è una foglia malata, pensai. Allora la colsi, e la schiacciai dentro lo Yan men ji appena comperato. Forse fu con l’intenzione di preservare per un po’ di tempo quel colore variegato e splendido che stava per cadere, che non si perdesse con la massa delle altre foglie.
Ma stanotte è qui sotto i miei occhi come cera gialla, e quell’occhio non è più chiaro come l’anno scorso. Qualche anno ancora, e il colore di un tempo sarà svanito dal mio ricordo, e forse non saprò più neppure perché si trovi schiacciata in mezzo al libro. Dunque il rapporto con le screziature delle fogli malate che stanno per cadere dura un tempo brevissimo, per non parlare di quelle verdi in fiore. Guardo fuori dalla finestra, anche gli alberi che resistono meglio al freddo sono già pelati; tanto più l’acero. In autunno inoltrato forse ci saranno state foglie malate come quella dell’anno scorso, ma purtroppo quest’anno non ho avuto il tempo di godermi gli alberi d’autunno.
26 dicembre 1925
Lu Xun 鲁迅, Erbe selvatiche, Quodlibet, Macerata, 2003