Nutrirsi. Autunno 2022

testi di: Vincenzo Cardarelli, Grazia Deledda, Ágota Kristóf, Aleksander S. Puškin, Wang Wei

frottage della foresta, colori vegetali su tessuto di cotone di Hong Yan 鸿雁

Canzone di una notte d’autunno

Sotto la luna crescente una sottile rugiada d’autunno
gela la veste leggera che non ha ancora mutato.
Suona un liuto d’argento tutta la notte,
timorosa di fare ritorno alla sua stanza vuota.

秋夜曲

桂魄初生秋露微,
轻罗已薄未更衣。
银筝夜久殷勤弄,
心怯空房不忍归。

Wang Wei 王维 (701–761), poeta e pittore cinese della dinastia Tang


 

Autunno (Frammento)

Mesta stagione! Incanto della vista,
Mi è cara la tua bellezza di commiato –
Amo quel sontuoso sfiorire della natura,
Quei boschi in una veste di porpora e di oro
Alle cui ombre soffia l’alito fresco del vento,
E il cielo che si copre di fitte nebbie ondose,
E il raro raggio del sole, e i primi geli,
E l’inverno canuto che da lontano minaccia.

Осень

Унылая пора! очей очарованье!
Приятна мне твоя прощальная краса —
Люблю я пышное природы увяданье,
В багрец и в золото одетые леса,
В их сенях ветра шум и свежее дыханье,
И мглой волнистою покрыты небеса,
И редкий солнца луч, и первые морозы,
И отдаленные седой зимы угрозы.

Aleksander S. Puškin, Opere, “i Meridiani”, Mondadori, Milano, 1990


 

L’autunno era straordinariamente mite e dolce nella tanca. Il cielo si era rasserenato, assumendo quella dolcezza tenera, inesprimibile, del cielo dell’autunno sardo. Negli orizzonti lontani, negli sfondi un po’ lattiginosi, pareva ci fosse il mare; in certe sere l’orizzonte diventava tutto d’un roseo latteo madreperlaceo, con qualche nuvola d’un azzurro pallido che sembrava una vela navigante. Sulle chiarità del cielo il bosco si disegnava con una tinta cupa e umida: le foglie non cadevano che dai cespugli, ma qualche quercia, smarrita nella vastità della tanca, cominciava ad indorarsi. E l’erba tenera e fitta cresceva ricoprendo le stoppie brune; qualche fiore selvatico, specialmente vicino all’acqua, apriva i malinconici petali violetti.
E il sole spandeva tepori grati in ogni cantuccio, sulle macchie, sui muri, sulle roccie; e in quella dolcezza di sole, sotto il tenero cielo, con i suoi prati d’erba breve e fina, la tanca sembrava sempre più vasta, sconfinata, coi limiti perduti in riva ai placidi mari dell’orizzonte.

Grazia Deledda, Elias Portolu, in Romanzi e Novelle, Mondadori, Verona, 1941


 

Una volta, poi…

Una volta, poi…
Una volta, poi, parlerò di qualcosa
di bello di cose soavi
tenere con un’impercettibile
tristezza
una sera quando il cielo si farà bello
quando le case ingrigiranno
e tutto sarà nebbia
Là nella pioggia
tra le case monocrome
parlerò della potenza
delle foglie d’autunno
perché sarà ottobre
Dietro la nebbia
tacete col colletto
alzato con le mani
infreddolite in tasca
senza luce come l’ombra
E la pioggia scende sulle nostre teste
scoperte sotto i nostri colletti soavi
tenera pioggia
cade sulle case sugli alberi e il cielo
diventa sempre più bello
E la bellezza poi scenderà su di voi
con un’impercettibile
tristezza e capirete
che d’ora in poi sarà sempre autunno

Egyszer majd…

Egyszer majd…
Egyszer majd valami szépről
fogok szólni lágy
szelíd dolgokról alig érezhető
szomorúsággal
egy este mikor megszépül az ég
mikor szürkülnek a házak
s köd lesz minden
Ott az esőben
az egyszínű házak között
beszélni fogok az őszi levelek
hatalmáról
mert október lesz
A köd mögött
hallgattok felhajtott
gallérral zsebre tett
fázós kézzel
fénytelenül akár az árnyék
És az eső leszáll födetlen
fejünkre gallérunk alá lágy
szelíd eső
hull a házakra a fákra s az ég
egyre szépül
És a szépség leszáll majd rátok
alig érezhető
szomorúsággal és megértitek
hogy most már mindig ősz lesz

Ágota Kristóf, Chiodi, Casagrande, Bellinzona, 2018


 

Ottobre

Un tempo, era d’estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all’autunno
dal colore che inebria;
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest’aria che odora
di mosto e di vino
di questo vecchio sole ottobrino
che splende nelle vigne saccheggiate.

Vincenzo Cardarelli, Opere complete, Mondadori, Milano, 1969

Canzone di una notte d’autunno

Sotto la luna crescente una sottile rugiada d’autunno
gela la veste leggera che non ha ancora mutato.
Suona un liuto d’argento tutta la notte,
timorosa di fare ritorno alla sua stanza vuota.

秋夜曲

桂魄初生秋露微,
轻罗已薄未更衣。
银筝夜久殷勤弄,
心怯空房不忍归。

Wang Wei 王维 (701–761), poeta e pittore cinese della dinastia Tang


 

Autunno (Frammento)

Mesta stagione! Incanto della vista,
Mi è cara la tua bellezza di commiato –
Amo quel sontuoso sfiorire della natura,
Quei boschi in una veste di porpora e di oro
Alle cui ombre soffia l’alito fresco del vento,
E il cielo che si copre di fitte nebbie ondose,
E il raro raggio del sole, e i primi geli,
E l’inverno canuto che da lontano minaccia.

Осень

Унылая пора! очей очарованье!
Приятна мне твоя прощальная краса —
Люблю я пышное природы увяданье,
В багрец и в золото одетые леса,
В их сенях ветра шум и свежее дыханье,
И мглой волнистою покрыты небеса,
И редкий солнца луч, и первые морозы,
И отдаленные седой зимы угрозы.

Aleksander S. Puškin, Opere, “i Meridiani”, Mondadori, Milano, 1990


 

L’autunno era straordinariamente mite e dolce nella tanca. Il cielo si era rasserenato, assumendo quella dolcezza tenera, inesprimibile, del cielo dell’autunno sardo. Negli orizzonti lontani, negli sfondi un po’ lattiginosi, pareva ci fosse il mare; in certe sere l’orizzonte diventava tutto d’un roseo latteo madreperlaceo, con qualche nuvola d’un azzurro pallido che sembrava una vela navigante. Sulle chiarità del cielo il bosco si disegnava con una tinta cupa e umida: le foglie non cadevano che dai cespugli, ma qualche quercia, smarrita nella vastità della tanca, cominciava ad indorarsi. E l’erba tenera e fitta cresceva ricoprendo le stoppie brune; qualche fiore selvatico, specialmente vicino all’acqua, apriva i malinconici petali violetti.
E il sole spandeva tepori grati in ogni cantuccio, sulle macchie, sui muri, sulle roccie; e in quella dolcezza di sole, sotto il tenero cielo, con i suoi prati d’erba breve e fina, la tanca sembrava sempre più vasta, sconfinata, coi limiti perduti in riva ai placidi mari dell’orizzonte.

Grazia Deledda, Elias Portolu, in Romanzi e Novelle, Mondadori, Verona, 1941


 

Una volta, poi…

Una volta, poi…
Una volta, poi, parlerò di qualcosa
di bello di cose soavi
tenere con un’impercettibile
tristezza
una sera quando il cielo si farà bello
quando le case ingrigiranno
e tutto sarà nebbia
Là nella pioggia
tra le case monocrome
parlerò della potenza
delle foglie d’autunno
perché sarà ottobre
Dietro la nebbia
tacete col colletto
alzato con le mani
infreddolite in tasca
senza luce come l’ombra
E la pioggia scende sulle nostre teste
scoperte sotto i nostri colletti soavi
tenera pioggia
cade sulle case sugli alberi e il cielo
diventa sempre più bello
E la bellezza poi scenderà su di voi
con un’impercettibile
tristezza e capirete
che d’ora in poi sarà sempre autunno

Egyszer majd…

Egyszer majd…
Egyszer majd valami szépről
fogok szólni lágy
szelíd dolgokról alig érezhető
szomorúsággal
egy este mikor megszépül az ég
mikor szürkülnek a házak
s köd lesz minden
Ott az esőben
az egyszínű házak között
beszélni fogok az őszi levelek
hatalmáról
mert október lesz
A köd mögött
hallgattok felhajtott
gallérral zsebre tett
fázós kézzel
fénytelenül akár az árnyék
És az eső leszáll födetlen
fejünkre gallérunk alá lágy
szelíd eső
hull a házakra a fákra s az ég
egyre szépül
És a szépség leszáll majd rátok
alig érezhető
szomorúsággal és megértitek
hogy most már mindig ősz lesz

Ágota Kristóf, Chiodi, Casagrande, Bellinzona, 2018


 

Ottobre

Un tempo, era d’estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all’autunno
dal colore che inebria;
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest’aria che odora
di mosto e di vino
di questo vecchio sole ottobrino
che splende nelle vigne saccheggiate.

Vincenzo Cardarelli, Opere complete, Mondadori, Milano, 1969