Nutrirsi. Inverno 2022
testi di: Fernando Bandini, Aleksàndr Blok, Chiyo-ni, Chora, Chôsui, Hashin, Vivian Lamarque, Orazio, Nan Shepherd
in foto:
neve di febbraio sulle pendici del Monte Colo, Lagorai
neve fresca di dicembre nei boschi della Vigolana
Vedi come si levi bianco per la neve profonda
il Soratte, come non sostengano più il peso
i boschi affaticati e per il gelo
penetrante i ruscelli si siano fermati.
Scaccia il freddo, ponendo legna sul focolare
in abbondanza e più generosamente
versa, o Taliarco, vino puro
di quattro anni dall’anfora sabina a due anse.
Lascia tutto il resto agli dei: non appena essi
hanno placato i venti che si combattono sul mare
ribollente, né i cipressi
né i vecchi frassini si agitano più.
Che cosa avverrà domani, non chiedertelo e
qualunque giorno la Sorte concederà,
consideralo un guadagno […].
Ad Thaliarchum
Vides ut alta stet nive candidum
Soracte, nec iam sustineant onus
silvae laborantes, geluque
flumina constiterint acuto.
Dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina, o Taliarco
permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras fuge quarere et
quem Fors dierum cumque dahit lucro
appone […].
Orazio Flacco, Odi (I, 9)
Neve
Il gelo e il vento possono giocare anche con la neve. Neve leggera soffiata nel sole assomiglia alle increspature che si inseguono nel granoturco. Neve minuta in una furiosa tempesta si congela in lunghi cristalli sul lato protetto delle rocce in cima alla collina; li ho visti convergere leggermente quando il vento soffia loro attorno da entrambi i lati delle rocce. Un’altra ossessione del vento. Oppure ancora, il vento solleva la superficie della neve leggera ma prima di averla separata dal resto della massa nevosa, il gelo pietrifica i delicati trucioli in gale di mussola trasparente. Un mio amico ha chiamato questo tipo di materializzazione del vento e del gelo “frange Principe di Galles”. La neve può essere soffiata in una nuvola, visibile mentre si avvicina, ma formata di minute particelle di ghiaccio così sottili che l’occhio non riesce a distinguerle individualmente mentre passano. Mettici contro la mano e verrà ricoperta di infinitesimali goccioline d’acqua di impatto quasi inesistente, ma se ci volgi contro il viso, i minuscoli aghi ti pungeranno i bulbi oculari.
Snow
Snow too can be played with by frost and wind. Loose snow blown in the sun looks like the ripples running through corn. Small snow on a furious gale freezes on the sheltered side of stones on a hilltop in long crystals; I have seen these converge slightly as the wind blows round both sides of the stones. Another fixation of the wind. Or the wind lifts the surface of loose snow but before it has detached it from the rest of the snow, frost has petrified the delicate shavings in flounces of transparent muslin. “Prince of Wales Feathers”, one of my friends has called a similar materialisation of wind and frost. Snow can blow past in a cloud, visible as it approaches, but formed of minute ice particles, so fine that the eye cannot distinguish them individually as they pass. Set the hand against them and it is covered by infinitesimal droplets of water whose impact has hardly been felt, though if the face is turned towards them, the spicules sting the eyeball.
Nan Shepherd, The Living Mountain, Canongate Books, Edimburgo, 2011
Il vento irromperà, urlerà la neve
Il vento irromperà, urlerà la neve,
sorgerà nella mente per un attimo
quella contrada, la remota sponda…
Ma il fiore è vizzo, langue fra la neve…
E frusciano come erba secca
i miei vecchi mali… Ed è notte.
E nella notte per un’erma viottola
scendo in un baratro avvolto di neve…
Notte, bosco e neve. Ed io trascino
il peso odioso dei ricordi… A un tratto
una minuscola casetta nella radura,
e una fanciulla che canta nel bosco.
6 gennaio 1912
В пути (Ветер налетит, завоет снег)
И в памяти на миг возникнет
Тот край, тот отдалённый брег…
Но цвет увял, под снегом никнет…
И шелестят травой сухой
Мои старинные болезни…
И ночь. И в ночь — тропой глухой
Иду к прикрытой снегом бездне…
Ночь, лес и снег. И я несу
Постылый груз воспоминаний…
Вдруг — малый домик на поляне,
И девочка поёт в лесу.
1912
Aleksàndr Blok, Poesie, Oscar Mondadori, Milano, 1990
Meteora contemplata da una scuola campestre
È questa l’ora
che una fredda meteora picchia agli usci
di remoti casali dichiarando il suo nome
in una lingua sconosciuta,
l’ora che la galassia
scende dai cieli e nell’aria si muta
in polverìo di neve.
Che la grande finestra dell’aula volta a nord
verso il bosco e la landa
con un piccolo tremito riceve
l’urto del vento. Fuori
c’è un rintocco remoto di campana,
c’è il fumo dei camini
che per un poco sale
diritto, poi si sbanda;
c’è un merlo sopra un ramo che trasecola
nel bianco tempo astrale:
lo guardano dai vetri i miei bambini
aprendosi una specola
tra i rabeschi del ghiaccio col calore
del fiato.
È l’ora che l’Europa si dimentica
dei suoi giorni di sole. La bufera
ha sepolto le basi della Nato
e più non fa rumore il passo degli eserciti
sulle strade del secolo innevato.
Fernando Bandini, Meridiano di Greenwich, Garzanti, Milano, 1998
Ha occhi di ghiaccio
e di ghiaccio le mani
ha un cuore freddo
freddo gelato
la neve è un bambino
che non si è mai svegliato.
Vivian Lamarque, Poesie di ghiaccio, Einaudi Ragazzi Edizioni EL, San Dorligo della Valle (Trieste), 2004
Non c’è né cielo né terra,
Solo neve
Che cade incessante.
Hashin
天も地もなしに雪の降りしきり
芭臣
Su prati e monti
Nulla si muove,
In questo mattino di neve.
Chiyo-ni
野に山にうごく物なし雪の朝
千代尼
La neve turbinando
Mi cade e soffia attorno
Mentre sto qui impalato.
Chora
風の雪彳む我を降りめぐる
樗良
Dovessi morire
In questo landa innevata, anch’io
Diventerei un Buddha di neve.
Chôsui
降雪の野に死なば我も雪佛
長翠
Haiku, Volume 4 Autumn – Winter, Hokuseido, Tokyo, 1952
A Taliarco
Vedi come si levi bianco per la neve profonda
il Soratte, come non sostengano più il peso
i boschi affaticati e per il gelo
penetrante i ruscelli si siano fermati.
Scaccia il freddo, ponendo legna sul focolare
in abbondanza e più generosamente
versa, o Taliarco, vino puro
di quattro anni dall’anfora sabina a due anse.
Lascia tutto il resto agli dei: non appena essi
hanno placato i venti che si combattono sul mare
ribollente, né i cipressi
né i vecchi frassini si agitano più.
Che cosa avverrà domani, non chiedertelo e
qualunque giorno la Sorte concederà,
consideralo un guadagno […].
Ad Thaliarchum
Vides ut alta stet nive candidum
Soracte, nec iam sustineant onus
silvae laborantes, geluque
flumina constiterint acuto.
Dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina, o Taliarco
permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.
Quid sit futurum cras fuge quarere et
quem Fors dierum cumque dahit lucro
appone […].
Orazio Flacco, Odi (I, 9)
Neve
Il gelo e il vento possono giocare anche con la neve. Neve leggera soffiata nel sole assomiglia alle increspature che si inseguono nel granoturco. Neve minuta in una furiosa tempesta si congela in lunghi cristalli sul lato protetto delle rocce in cima alla collina; li ho visti convergere leggermente quando il vento soffia loro attorno da entrambi i lati delle rocce. Un’altra ossessione del vento. Oppure ancora, il vento solleva la superficie della neve leggera ma prima di averla separata dal resto della massa nevosa, il gelo pietrifica i delicati trucioli in gale di mussola trasparente. Un mio amico ha chiamato questo tipo di materializzazione del vento e del gelo “frange Principe di Galles”. La neve può essere soffiata in una nuvola, visibile mentre si avvicina, ma formata di minute particelle di ghiaccio così sottili che l’occhio non riesce a distinguerle individualmente mentre passano. Mettici contro la mano e verrà ricoperta di infinitesimali goccioline d’acqua di impatto quasi inesistente, ma se ci volgi contro il viso, i minuscoli aghi ti pungeranno i bulbi oculari.
Snow
Snow too can be played with by frost and wind. Loose snow blown in the sun looks like the ripples running through corn. Small snow on a furious gale freezes on the sheltered side of stones on a hilltop in long crystals; I have seen these converge slightly as the wind blows round both sides of the stones. Another fixation of the wind. Or the wind lifts the surface of loose snow but before it has detached it from the rest of the snow, frost has petrified the delicate shavings in flounces of transparent muslin. “Prince of Wales Feathers”, one of my friends has called a similar materialisation of wind and frost. Snow can blow past in a cloud, visible as it approaches, but formed of minute ice particles, so fine that the eye cannot distinguish them individually as they pass. Set the hand against them and it is covered by infinitesimal droplets of water whose impact has hardly been felt, though if the face is turned towards them, the spicules sting the eyeball.
Nan Shepherd, The Living Mountain, Canongate Books, Edimburgo, 2011
Il vento irromperà, urlerà la neve
Il vento irromperà, urlerà la neve,
sorgerà nella mente per un attimo
quella contrada, la remota sponda…
Ma il fiore è vizzo, langue fra la neve…
E frusciano come erba secca
i miei vecchi mali… Ed è notte.
E nella notte per un’erma viottola
scendo in un baratro avvolto di neve…
Notte, bosco e neve. Ed io trascino
il peso odioso dei ricordi… A un tratto
una minuscola casetta nella radura,
e una fanciulla che canta nel bosco.
6 gennaio 1912
В пути (Ветер налетит, завоет снег)
И в памяти на миг возникнет
Тот край, тот отдалённый брег…
Но цвет увял, под снегом никнет…
И шелестят травой сухой
Мои старинные болезни…
И ночь. И в ночь — тропой глухой
Иду к прикрытой снегом бездне…
Ночь, лес и снег. И я несу
Постылый груз воспоминаний…
Вдруг — малый домик на поляне,
И девочка поёт в лесу.
1912
Aleksàndr Blok, Poesie, Oscar Mondadori, Milano, 1990
Meteora contemplata da una scuola campestre
È questa l’ora
che una fredda meteora picchia agli usci
di remoti casali dichiarando il suo nome
in una lingua sconosciuta,
l’ora che la galassia
scende dai cieli e nell’aria si muta
in polverìo di neve.
Che la grande finestra dell’aula volta a nord
verso il bosco e la landa
con un piccolo tremito riceve
l’urto del vento. Fuori
c’è un rintocco remoto di campana,
c’è il fumo dei camini
che per un poco sale
diritto, poi si sbanda;
c’è un merlo sopra un ramo che trasecola
nel bianco tempo astrale:
lo guardano dai vetri i miei bambini
aprendosi una specola
tra i rabeschi del ghiaccio col calore
del fiato.
È l’ora che l’Europa si dimentica
dei suoi giorni di sole. La bufera
ha sepolto le basi della Nato
e più non fa rumore il passo degli eserciti
sulle strade del secolo innevato.
Fernando Bandini, Meridiano di Greenwich, Garzanti, Milano, 1998
Ha occhi di ghiaccio
e di ghiaccio le mani
ha un cuore freddo
freddo gelato
la neve è un bambino
che non si è mai svegliato.
Vivian Lamarque, Poesie di ghiaccio, Einaudi Ragazzi Edizioni EL, San Dorligo della Valle (Trieste), 2004
Non c’è né cielo né terra,
Solo neve
Che cade incessante.
Hashin
天も地もなしに雪の降りしきり
芭臣
Su prati e monti
Nulla si muove,
In questo mattino di neve.
Chiyo-ni
野に山にうごく物なし雪の朝
千代尼
La neve turbinando
Mi cade e soffia attorno
Mentre sto qui impalato.
Chora
風の雪彳む我を降りめぐる
樗良
Dovessi morire
In questo landa innevata, anch’io
Diventerei un Buddha di neve.
Chôsui
降雪の野に死なば我も雪佛
長翠
Haiku, Volume 4 Autumn – Winter, Hokuseido, Tokyo, 1952