Nutrirsi. Primavera 2023

testi di: Franco Arminio, Du Fu, Indiani d’America, Jóhannes úr Kötlum, Mario Luzi, Rainer Maria Rilke, Saffo, Leonardo Sinisgalli

illustrazioni digitali di Emanuele Lamedica

Toccata

Ecco aprile, la noia
dei cieli d’acqua di polvere,
la quiete della stuoia
alla finestra, un tocco
di vento, una ferita;
questa aliena presenza della vita
nel vano delle porte
nei fiumi tenui di cenere
nel tuo passo echeggiato dalle volte.

Mario Luzi, La Barca, Guanda, Modena, 1935


 

La tegola è tiepida

La tegola è tiepida,
la creta è dolce.
Per questo va e viene tutti gli anni
la rondine chiostraiola.

Leonardo Sinisgalli, La vigna vecchia, Edizioni della meridiana, Milano, 1952


 

Concedetevi una vacanza
intorno a un filo d’erba,
concedetevi al silenzio e alla luce,
alla muta lussuria di una rosa.

Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi, Chiarelettere, Milano, 2017


 

La prima pianta di primavera

Primavera nelle valli apre adagio gli occhi,
con l’amico sorriso di nuovo ci scalda.
Come bimbi che sorgono dal sonno crepuscolare,
stelline biancorosse splendono sul verde poggio.

Pupilla della primavera, piccolo lichene,
spesso ti vidi in sogno durante l’inverno.
Lode a Dio, che la tua vita rifiorisce
come speranza che non conosce fine.

Tenere foglioline, schiva bellezza del pietroso colle,
guardarvi m’allieta, e nulla ormai mi manca.
Più non vi parlerò di povertà, poi che una nuova volta
del vostro risveglio sono testimone.
 

Fyrsta jurt vorsins
Vorið í dalnum opnar hægt sín augu,
yljar á ný með vinarbrosi ljúfu.
Eins og þá barnið rís af rökkursvefni,
rauðhvítar stjörnur ljóma á grænni þúfu.

Augasteinn vorsins, lambagrasið litla,
löngum í draumi sá ég þig í vetur.
Guði sé lof, að líf þitt blómstrar aftur,
líkt þeirri von, sem aldrei dáið getur.

Viðkvæmu blöð, ó, feimna holtsins fegurð,
fagnandi hér ég stend og einskis sakna.
– Nú skal ég aldrei tala um fátækt framar,
fyrst ég má enn þá horfa á yður vakna.

Jóhannes úr Kötlum, Poeti islandesi moderni – “all’insegna della Baita van Gogh”, Vanni Scheiwiller, Milano, 1954



Fr. 5-6 D.

Venite al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l’incenso.

Qui fresca l’acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all’ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.

Qui il prato ove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera,
e gli aneti vi odorano soavi.

E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d’oro
chiaro vino celeste con la gioia.

 

δεῦρύ µ’ ἐκ Κρητας ἐπ[ί tόνd]ε ναῦον
ἄγνον, ὄππ[ᾳ τοι] χάριεν µὲν ἄλσος
µαλί[αν], βῶµοι δὲ τεθυµιάµε-
νοι [λι]βανώτῳ·
ἐν δ’ ὔδωρ ψῦχρον κελάδει δι’ ὔσδων
µαλίνων, βρόδοισι δὲ παῖς ὀ χῶρος
ἐσκίαστ’, αἰθυσσοµένων δὲ φύλλων
κῶµα καταίρει
ἐν δὲ λείµων ἰππόβοτος τέθαλεν
ἠρινίοισι ἄνθεσιν, αἰ δ’ ἄηται
µέλλιχα πνέοισιν [             ]
[                                             ]
ἔνθα δὴ σὺ στέµ[µατ’] ἔλοισα, Κύπρι,
χρυσίαισιν ἐν κυλίκεσσιν ἄβρως
ὀµ[µε]µείχµενον θαλίαισιν νέκταρ
οἰνοχόεισον

Saffo Σαπφώ in Giuseppe Rosati, Scrittori di Grecia, Sansoni Editore, Firenze, 1977


 

Sonetto 1, XXI

Ritorna primavera. Ed è la terra
come un bimbo che sa le poesie –
oh tante tante… E per la gran fatica
dell’imparare, ha il premio.

Fu severo il maestro – e il bianco amammo
sulla barba del vecchio.
Adesso i nomi del verde e del blu
a lei possiamo chiederli. Lei sa.

Terra in vacanza, felice, coi bimbi
gioca, ora. Terra gioiosa, vogliamo
prenderti. Il più gaio riuscirà.

Il molto che il maestro le insegnava
in radici compresso, in lunghi rami
pesanti – adesso lei lo canta.

1, XXI, Sonnet

Frühling ist wiedergekommen. Die Erde
ist wie ein Kind, das Gedichte weiß;
viele, o viele…. Für die Beschwerde
langen Lernens bekommt sie den Preis.

Streng war ihr Lehrer. Wir mochten das Weiße
an dem Barte des alten Manns.
Nun, wie das Grüne, das Blaue heiße,
dürfen wir fragen: sie kanns, sie kanns!
Erde, die frei hat, du glückliche, spiele
nun mit den Kindern. Wir wollen dich fangen,
fröhliche Erde. Dem Frohsten gelingts.

O, was der Lehrer sie lehrte, das Viele,
und was gedruckt steht in Wurzeln und langen
schwierigen Stammen: sie singts, sie singts!

Rainer Maria Rilke, Sonetti a Orfeo, Garzanti, Milano, 2000


 

Pioggia benedetta in una notte di primavera

Una buona pioggia conosce il momento giusto
E scende con l’arrivo della primavera.
Sull’ala del vento scivola dentro la notte,
silente e leggera, e bagna ogni cosa.
Nuvole nere incombono su strade di campagna,
una barca sul fiume emana un po’ di luce.
All’alba vedremo sprazzi di boccioli rossi,
madidi, turgidi di pioggia nella Città di Broccato.


春夜喜雨

好雨知时节,
当春乃发生。
随风潜入夜,
润物细无声。
野经云俱黑,
江船火独明。
晓看红湿处,
花重锦官城。

Du Fu 杜甫, poeta cinese della dinastia Tang


 

Canzone di primavera

Mentre i miei occhi scrutano la prateria,
Sento già l’estate nella primavera.

Ninnananna
Chi è?
Chi è?
Qualcosa che luccica (un occhio che brilla)
In cima al tetto.

Sono io, il piccolo gufo
Che vengo,
Sono io, il piccolo gufo
Che vengo
Giù! Giù!

Canti degli Indiani d’America, All’insegna del Pesce d’Oro, Vanni Scheiwiller, Milano, 1968

Toccata

Ecco aprile, la noia
dei cieli d’acqua di polvere,
la quiete della stuoia
alla finestra, un tocco
di vento, una ferita;
questa aliena presenza della vita
nel vano delle porte
nei fiumi tenui di cenere
nel tuo passo echeggiato dalle volte.

Mario Luzi, La Barca, Guanda, Modena, 1935


 

La tegola è tiepida

La tegola è tiepida,
la creta è dolce.
Per questo va e viene tutti gli anni
la rondine chiostraiola.

Leonardo Sinisgalli, La vigna vecchia, Edizioni della meridiana, Milano, 1952


 

Concedetevi una vacanza
intorno a un filo d’erba,
concedetevi al silenzio e alla luce,
alla muta lussuria di una rosa.

Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi, Chiarelettere, Milano, 2017


 

La prima pianta di primavera

Primavera nelle valli apre adagio gli occhi,
con l’amico sorriso di nuovo ci scalda.
Come bimbi che sorgono dal sonno crepuscolare,
stelline biancorosse splendono sul verde poggio.

Pupilla della primavera, piccolo lichene,
spesso ti vidi in sogno durante l’inverno.
Lode a Dio, che la tua vita rifiorisce
come speranza che non conosce fine.

Tenere foglioline, schiva bellezza del pietroso colle,
guardarvi m’allieta, e nulla ormai mi manca.
Più non vi parlerò di povertà, poi che una nuova volta
del vostro risveglio sono testimone. 

Fyrsta jurt vorsins
Vorið í dalnum opnar hægt sín augu,
yljar á ný með vinarbrosi ljúfu.
Eins og þá barnið rís af rökkursvefni,
rauðhvítar stjörnur ljóma á grænni þúfu.

Augasteinn vorsins, lambagrasið litla,
löngum í draumi sá ég þig í vetur.
Guði sé lof, að líf þitt blómstrar aftur,
líkt þeirri von, sem aldrei dáið getur.

Viðkvæmu blöð, ó, feimna holtsins fegurð,
fagnandi hér ég stend og einskis sakna.
– Nú skal ég aldrei tala um fátækt framar,
fyrst ég má enn þá horfa á yður vakna.

Jóhannes úr Kötlum, Poeti islandesi moderni – “all’insegna della Baita van Gogh”, Vanni Scheiwiller, Milano, 1954



Fr. 5-6 D.

Venite al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l’incenso.

Qui fresca l’acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all’ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.

Qui il prato ove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera,
e gli aneti vi odorano soavi.

E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d’oro
chiaro vino celeste con la gioia.

 

δεῦρύ µ’ ἐκ Κρητας ἐπ[ί tόνd]ε ναῦον
ἄγνον, ὄππ[ᾳ τοι] χάριεν µὲν ἄλσος
µαλί[αν], βῶµοι δὲ τεθυµιάµε-
νοι [λι]βανώτῳ·
ἐν δ’ ὔδωρ ψῦχρον κελάδει δι’ ὔσδων
µαλίνων, βρόδοισι δὲ παῖς ὀ χῶρος
ἐσκίαστ’, αἰθυσσοµένων δὲ φύλλων
κῶµα καταίρει
ἐν δὲ λείµων ἰππόβοτος τέθαλεν
ἠρινίοισι ἄνθεσιν, αἰ δ’ ἄηται
µέλλιχα πνέοισιν [             ]
[                                             ]
ἔνθα δὴ σὺ στέµ[µατ’] ἔλοισα, Κύπρι,
χρυσίαισιν ἐν κυλίκεσσιν ἄβρως
ὀµ[µε]µείχµενον θαλίαισιν νέκταρ
οἰνοχόεισον

Saffo Σαπφώ in Giuseppe Rosati, Scrittori di Grecia, Sansoni Editore, Firenze, 1977


 

Sonetto 1, XXI

Ritorna primavera. Ed è la terra
come un bimbo che sa le poesie –
oh tante tante… E per la gran fatica
dell’imparare, ha il premio.

Fu severo il maestro – e il bianco amammo
sulla barba del vecchio.
Adesso i nomi del verde e del blu
a lei possiamo chiederli. Lei sa.

Terra in vacanza, felice, coi bimbi
gioca, ora. Terra gioiosa, vogliamo
prenderti. Il più gaio riuscirà.

Il molto che il maestro le insegnava
in radici compresso, in lunghi rami
pesanti – adesso lei lo canta.

1, XXI, Sonnet

Frühling ist wiedergekommen. Die Erde
ist wie ein Kind, das Gedichte weiß;
viele, o viele…. Für die Beschwerde
langen Lernens bekommt sie den Preis.

Streng war ihr Lehrer. Wir mochten das Weiße
an dem Barte des alten Manns.
Nun, wie das Grüne, das Blaue heiße,
dürfen wir fragen: sie kanns, sie kanns!
Erde, die frei hat, du glückliche, spiele
nun mit den Kindern. Wir wollen dich fangen,
fröhliche Erde. Dem Frohsten gelingts.

O, was der Lehrer sie lehrte, das Viele,
und was gedruckt steht in Wurzeln und langen
schwierigen Stammen: sie singts, sie singts!

Rainer Maria Rilke, Sonetti a Orfeo, Garzanti, Milano, 2000


 

Pioggia benedetta in una notte di primavera

Una buona pioggia conosce il momento giusto
E scende con l’arrivo della primavera.
Sull’ala del vento scivola dentro la notte,
silente e leggera, e bagna ogni cosa.
Nuvole nere incombono su strade di campagna,
una barca sul fiume emana un po’ di luce.
All’alba vedremo sprazzi di boccioli rossi,
madidi, turgidi di pioggia nella Città di Broccato.


春夜喜雨

好雨知时节,
当春乃发生。
随风潜入夜,
润物细无声。
野经云俱黑,
江船火独明。
晓看红湿处,
花重锦官城。

Du Fu 杜甫, poeta cinese della dinastia Tang


 

Canzone di primavera

Mentre i miei occhi scrutano la prateria,
Sento già l’estate nella primavera.

Ninnananna
Chi è?
Chi è?
Qualcosa che luccica (un occhio che brilla)
In cima al tetto.

Sono io, il piccolo gufo
Che vengo,
Sono io, il piccolo gufo
Che vengo
Giù! Giù!

Canti degli Indiani d’America, All’insegna del Pesce d’Oro, Vanni Scheiwiller, Milano, 1968