Nutrirsi. Primavera 2022

testi di: Emily Dickinson, Marco Morelli, Cesare Pavese,
Junzo Shono, Edith Irene Södergran, Walt Withman

dipinti di Guo Bingxin 郭冰心

Il pettirosso
spezza il mattino
con gli annunci precisi e chiari
quando marzo è arrivato da poco

il pettirosso
sommerge il giorno
con la sua nota di cherubino
quando aprile è appena iniziato

il pettirosso
muto dal nido
indica la Casa
e certezza e santità –
sono più nude.

The Robin is the One
That interrupt the Morn
With hurried – few – express Reports
When March is scarcely on –

The Robin is the One
That overflow the Noon
With her cherubic quantity –
An April but begun –

The Robin is the One
That speechless from her Nest
Submit that Home – and Certainty
And Sanctity, are best

Emily Dickinson, Le stanze di alabastro, SE, Milano, 2003


 

Fringuello

Ti ricordo, fringuello,
Nel freddo mattino di marzo
Dal ramo alto del melo di gemme
Cantavi
Acuto sopra la valle aperta.
Vibrante batuffolo di piume
Eri tutto un grido
Festoso e fiero.
Gridavi
Ai viventi e al cielo
L’ebbra beata meraviglia
Di vivere oltre la notte.
Invitavi il sole
A rompere le nubi,
I fiori a sorridere bevendo la rugiada
E con loro anche gli uomini.
A me stanco di essere stanco
Parve nella tua di udire
La voce mite della vita.

Marco Morelli, Scintille, Reverdito, Trento, 1982


 

Hai un sangue…

Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano –
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano –
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte –
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.

Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.

Cesare Pavese, Poesie del disamore, Einaudi, Torino, 1968


 

Primavera nordica

Tutti i miei castelli d’aria si sono sciolti come neve,
tutti i miei sogni defluiti come acqua,
di tutto ciò che ho amato mi rimane
un cielo azzurro e qualche pallida stella.
Il vento si muove piano tra gli alberi.
Il vuoto riposa. L’acqua è silenziosa.
Il vecchio abete sta sveglio e pensa
alla nuvola bianca baciata in sogno.

Nordisk vår

Alla mina luftslott ha smultit som snö,
alla mina drömmar ha runnit som vatten,
av allt vad jag älskat har jag endast kvar
en blå himmel och några bleka stjärnor.
Vinden rör sig sakta mellan träden.
Tomheten vilar. Vattnet är tyst.
Den gamla granen står vaken och tänker
på det vita molnet, han i drömmen kysst.

Edith Irene Södergran, Primavera nordica, da “Poesia”, Anno X, n. 105, Crocetti Editore, aprile 1997


 

I due ragazzi decisero di non costruire più il nido. Partirono invece in cerca di bambù per fabbricare un nuovo arco. Prima c’era un boschetto di bambù anche su questa collina. Adesso dovevano andare su un’altra collina anche solo per un bambù. Come le cose erano diventate scomode. Poi bisogna andar cauti nel tagliare un bambù. Non si deve toccare un bambù dove crescono bellissimi bambù verdi. Un posto del genere è proibito. Il miglior bambù è quello solitario, che sembra esser cresciuto per sbaglio. Poi dovevano trovare un bambù cresciuto dove non c’è gente.
I fratelli camminarono cercando il bambù cresciuto in luoghi dove non ci fosse gente. Passarono di corsa accanto al cimitero. C’era una casa dove allevavano un mucchio di galline. Poi avanzarono lungo la riva del ruscello. Erano arrivati piuttosto lontano da casa. Alla fine non c’era più gente ma nemmeno bambù. Così decisero di prendere la strada del ritorno.
Arrivarono di nuovo accanto al cimitero di prima. I due passarono di corsa. Entrarono nel bosco d’una collina e c’era il sentiero coperto di foglie morte. Lì trovarono un’orchidea di primavera. Cresceva alla radice d’un vecchio kunugi che rassomigliava all’albero-sedia, che una volta si trovava in cima al “sentiero a S”. Cercando tra le foglie, videro il bocciolo dell’orchidea appena spuntato.

Junzo Shono, Nuvole di sera, Ferro Edizioni, Milano, 1966


 

Radici e foglie soltanto sono queste

Radici e foglie soltanto sono queste,
Profumi recati a uomini e donne dai boschi selvaggi e dai bordi degli stagni,
Acetosella del petto e garofani d’amore, dita che
avvinghiano più forte dei viticci,
Zampilli da gole d’uccelli nascosti nel fogliame quando il
sole si leva,
Brezze di terra e d’amore da rive colme di vita per mari
colmi di vita fino a voi, marinai!
Bacche addolcite dal gelo, freschi rametti del Terzo-mese
offerti a giovani che vagano nei campi quando
l’inverno si scioglie,
Germogli d’amore intorno a voi, dentro di voi, dovunque siate,
Germogli che devono schiudersi secondo i termini antichi,
Se recherete loro il calore del sole si apriranno recando a
voi forma, colore, profumo,
Se voi sarete l’alimento e l’umido, diventeranno fiori, e
frutti, ed alti rami, e alberi.

Roots and leaves themselves alone

Roots and leaves themselves alone are these,
Scents brought to men and women from the wild woods
and pond-side,
Breast-sorrel and pinks of love, fingers that wind around
tighter than vines,
Gushes from the throats of birds hid in the foliage of trees
as the sun is risen,
Breezes of land and love set from living shores to you on
the living sea, to you O sailors!
Frost-mellow’d berries and Third month twigs offer’d fresh
to young persons wandering out in the fields when
the winter breaks up,
Love-buds put before you and within you whoever you are,
Buds to be unfolded on the old terms,
If you bring the warmth of the sun to them they will open
and bring form, color, perfume, to you,
If you become the aliment and the wet they will become
flowers, fruits, tall branches, and trees.

Walt Whitman, Foglie d’erba, RCS Libri, Milano, 1988-2004

Il pettirosso
spezza il mattino
con gli annunci precisi e chiari
quando marzo è arrivato da poco

il pettirosso
sommerge il giorno
con la sua nota di cherubino
quando aprile è appena iniziato

il pettirosso
muto dal nido
indica la Casa
e certezza e santità –
sono più nude.

The Robin is the One
That interrupt the Morn
With hurried – few – express Reports
When March is scarcely on –

The Robin is the One
That overflow the Noon
With her cherubic quantity –
An April but begun –

The Robin is the One
That speechless from her Nest
Submit that Home – and Certainty
And Sanctity, are best

Emily Dickinson, Le stanze di alabastro, SE, Milano, 2003


 

Fringuello

Ti ricordo, fringuello,
Nel freddo mattino di marzo
Dal ramo alto del melo di gemme
Cantavi
Acuto sopra la valle aperta.
Vibrante batuffolo di piume
Eri tutto un grido
Festoso e fiero.
Gridavi
Ai viventi e al cielo
L’ebbra beata meraviglia
Di vivere oltre la notte.
Invitavi il sole
A rompere le nubi,
I fiori a sorridere bevendo la rugiada
E con loro anche gli uomini.
A me stanco di essere stanco
Parve nella tua di udire
La voce mite della vita.

Marco Morelli, Scintille, Reverdito, Trento, 1982


 

Hai un sangue…

Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu. Terra e piante,
cielo di marzo, luce,
vibrano e ti somigliano –
il tuo riso e il tuo passo
come acque che sussultano –
la tua ruga fra gli occhi
come nubi raccolte –
il tuo tenero corpo
una zolla nel sole.

Hai un sangue, un respiro.
Vivi su questa terra.
Ne conosci i sapori
le stagioni i risvegli,
hai giocato nel sole,
hai parlato con noi.
Acqua chiara, virgulto
primaverile, terra,
germogliante silenzio,
tu hai giocato bambina
sotto un cielo diverso,
ne hai negli occhi il silenzio,
una nube, che sgorga
come polla dal fondo.
Ora ridi e sussulti
sopra questo silenzio.
dolce frutto che vivi
sotto il cielo chiaro,
che respiri e vivi
questa nostra stagione,
nel tuo chiuso silenzio
è la tua forza. Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.

Cesare Pavese, Poesie del disamore, Einaudi, Torino, 1968


 

Primavera nordica

Tutti i miei castelli d’aria si sono sciolti come neve,
tutti i miei sogni defluiti come acqua,
di tutto ciò che ho amato mi rimane
un cielo azzurro e qualche pallida stella.
Il vento si muove piano tra gli alberi.
Il vuoto riposa. L’acqua è silenziosa.
Il vecchio abete sta sveglio e pensa
alla nuvola bianca baciata in sogno.

Nordisk vår

Alla mina luftslott ha smultit som snö,
alla mina drömmar ha runnit som vatten,
av allt vad jag älskat har jag endast kvar
en blå himmel och några bleka stjärnor.
Vinden rör sig sakta mellan träden.
Tomheten vilar. Vattnet är tyst.
Den gamla granen står vaken och tänker
på det vita molnet, han i drömmen kysst.

Edith Irene Södergran, Primavera nordica, da “Poesia”, Anno X, n. 105, Crocetti Editore, aprile 1997


 

I due ragazzi decisero di non costruire più il nido. Partirono invece in cerca di bambù per fabbricare un nuovo arco. Prima c’era un boschetto di bambù anche su questa collina. Adesso dovevano andare su un’altra collina anche solo per un bambù. Come le cose erano diventate scomode. Poi bisogna andar cauti nel tagliare un bambù. Non si deve toccare un bambù dove crescono bellissimi bambù verdi. Un posto del genere è proibito. Il miglior bambù è quello solitario, che sembra esser cresciuto per sbaglio. Poi dovevano trovare un bambù cresciuto dove non c’è gente.
I fratelli camminarono cercando il bambù cresciuto in luoghi dove non ci fosse gente. Passarono di corsa accanto al cimitero. C’era una casa dove allevavano un mucchio di galline. Poi avanzarono lungo la riva del ruscello. Erano arrivati piuttosto lontano da casa. Alla fine non c’era più gente ma nemmeno bambù. Così decisero di prendere la strada del ritorno.
Arrivarono di nuovo accanto al cimitero di prima. I due passarono di corsa. Entrarono nel bosco d’una collina e c’era il sentiero coperto di foglie morte. Lì trovarono un’orchidea di primavera. Cresceva alla radice d’un vecchio kunugi che rassomigliava all’albero-sedia, che una volta si trovava in cima al “sentiero a S”. Cercando tra le foglie, videro il bocciolo dell’orchidea appena spuntato.

Junzo Shono, Nuvole di sera, Ferro Edizioni, Milano, 1966


 

Radici e foglie soltanto sono queste

Radici e foglie soltanto sono queste,
Profumi recati a uomini e donne dai boschi selvaggi e dai bordi degli stagni,
Acetosella del petto e garofani d’amore, dita che
avvinghiano più forte dei viticci,
Zampilli da gole d’uccelli nascosti nel fogliame quando il
sole si leva,
Brezze di terra e d’amore da rive colme di vita per mari
colmi di vita fino a voi, marinai!
Bacche addolcite dal gelo, freschi rametti del Terzo-mese
offerti a giovani che vagano nei campi quando
l’inverno si scioglie,
Germogli d’amore intorno a voi, dentro di voi, dovunque siate,
Germogli che devono schiudersi secondo i termini antichi,
Se recherete loro il calore del sole si apriranno recando a
voi forma, colore, profumo,
Se voi sarete l’alimento e l’umido, diventeranno fiori, e
frutti, ed alti rami, e alberi.

Roots and leaves themselves alone

Roots and leaves themselves alone are these,
Scents brought to men and women from the wild woods
and pond-side,
Breast-sorrel and pinks of love, fingers that wind around
tighter than vines,
Gushes from the throats of birds hid in the foliage of trees
as the sun is risen,
Breezes of land and love set from living shores to you on
the living sea, to you O sailors!
Frost-mellow’d berries and Third month twigs offer’d fresh
to young persons wandering out in the fields when
the winter breaks up,
Love-buds put before you and within you whoever you are,
Buds to be unfolded on the old terms,
If you bring the warmth of the sun to them they will open
and bring form, color, perfume, to you,
If you become the aliment and the wet they will become
flowers, fruits, tall branches, and trees.

Walt Whitman, Foglie d’erba, RCS Libri, Milano, 1988-2004